I carcinomi cutanei cheratinocitari: tipi, cause e terapie

I carcinomi cutanei cheratinocitari sono tumori della pelle che originano dai cheratinociti, le principali cellule che costituiscono l’epidermide, e sono i tumori più frequenti in assoluto che affliggono l’uomo.

 

Sommario:

– Cheratosi attiniche (AK)
– Carcinoma spino (squamo) cellulare (spinalioma)
– Cheratoacantoma
– Carcinoma in situ (o morbo di Bowen)
– Carcinoma basocellulare (basalioma)

 

Carcinomi cutanei cheratinocitari: che cosa sono?

Sono tumori della pelle che originano dai cheratinociti, le principali cellule che costituiscono l’epidermide, e sono i tumori più frequenti in assoluto che affliggono l’uomo, generalmente in età adulta e soprattutto nell’anziano. Sono da anni in crescita costante e costituiscono la più rilevante problematica di oncologia dermatologica attuale, insieme al melanoma cutaneo.

 

Quali sono le cause?

Sono tumori indotti dall’azione cancerogena delle radiazioni violette (UV) conseguente all’esposizione solare cronica o intermittente, soprattutto in soggetti con carnagione chiara (capelli biondi o rossi, occhi chiari), ma anche con fototipo intermedio (capelli scuri, occhi chiari o scuri). Le scottature solari, soprattutto in età infantile, costituiscono anche un importante fattore di rischio. Altri fattori di rischio sono le terapie immunosoppressive in genere, ma soprattutto nei soggetti trapiantati d’organo, alcuni farmaci antiipertensivi (es. idroclortiazide) o ipocolesterolemizzanti.

 

Quanti tipi di carcinomi cutanei cheratinocitari esistono?

In precedenza definiti genericamente epiteliomi, se ne riconoscono diverse entità ben definite.

  • Cheratosi attiniche (AK)

Le cheratosi attiniche (AK) sono considerate precursori dei carcinomi spinocellulari (SCC). Le AK si presentano clinicamente come lesioni singole o multiple di macula, papula o placca cheratosica, con superficie desquamante su base eritematosa caratterizzata da un’ipercheratosi variabile, talvolta imponente a tipo corno cutaneo. La loro insorgenza è secondaria all’esposizione solare cronica in soggetti con fototipo chiaro. Inoltre, i pazienti trapiantati d’organo hanno un rischio relativo di 250 volte per lo sviluppo di AK rispetto ai soggetti immunocompetenti. Nel caso delle AK e delle altre neoplasie cutanee UV-indotte, trova applicazione il concetto di campo di cancerizzazione, in cui la cute apparentemente non colpita dalle AK dimostra però le tipiche alterazioni molecolari, inclusa la mutazione dell’oncogene p53, che predispongono allo sviluppo sia di AK che di SCC. I dati epidemiologici indicano che più del 10% delle lesioni possono evolvere in un SCC invasivo nell’arco di 10 anni, e che circa il 60% di SCC prendono origine da cheratosi attiniche clinicamente diagnosticate.

  • Carcinoma spino (squamo) cellulare (spinalioma)

Il carcinoma spinocellulare (SCC) insorge su cute fotodanneggiata de novo oppure in associazione ad una cheratosi attinica. L’incidenza attuale è di 15-35 casi per 100.000 abitanti all’anno e si stima un ulteriore aumento annuo del 2-4% a causa dell’invecchiamento della popolazione generale e dell’esposizione cronica ai raggi ultravioletti. Nella maggior parte dei casi, compare negli anziani in sedi cronicamente esposte al sole. Tuttavia, anche le mucose e le regioni di passaggio cute-mucose possono essere colpite da una forma rapidamente invasiva e metastatizzante (quando associato all’infezione da papilloma virus, HPV). Clinicamente, l’SCC si manifesta inizialmente come una papula o nodulo eritamatoso, a margini irregolari e a superficie cheratosica con successiva ulcerazione e l’estensione in placca irregolare, di consistenza duro-cartilaginea. Il carcinoma spinocellulare delle labbra e della mucosa orale è più frequente nei fumatori e nei bevitori di alcool. Il rischio di metastasi per lesioni del tronco e degli arti varia dal 2% al 5% mentre per le lesioni del viso (soprattutto labbra, orecchie, lingua), della regione genitale (vulva, pene) raggiunge il 20%. Sono inoltre SCC aggressivi quelli con diametro maggiore > 2cm, spessore > 2mm e soprattutto >6mm, istotipo a bassa differenziazione. La localizzazione labiale è associata ad un rischio 4 volte superiore per lo sviluppo delle metastasi linfonodali; l’orecchio invece, 3 volte superiore rispetto ad altre sedi corporee. La sede elettiva delle metastasi sono i linfonodi loco-regionali, il polmone, il fegato, le ossa, l’encefalo e il mediastino.

  • Cheratoacantoma

Il cheratoacantoma è considerato una variante di SCC ben differenziato che compare generalmente sul viso o sul collo delle persone anziane come lesione cupoliforme caratterizzata da un cratere centrale ripieno di materiale cheratinico. Tipicamente ha una evoluzione di rapida crescita, a cui può seguire una fase di regressione spontanea.

  • Carcinoma in situ (o morbo di Bowen)

Il carcinoma in situ (anche definito morbo di Bowen) è una forma di SCC in situ della cute e delle mucose tipicamente genitali (nel qual caso si chiama eritroplasia di Queyrat). Clinicamente si caratterizza dalla presenza di lesioni eritematose a superficie squamo-crostosa, spesso con erosione centrale. Talvolta, presenta aspetti pigmentati, polipoidi o verrucoidi specialmente nelle aree genitali.

  • Carcinoma basocellulare (basalioma)

Il carcinoma basocellulare (BCC) è il più comune tra i tumori maligni di origine epiteliale nei soggetti di razza bianca e si localizza generalmente sul viso e sul cuoio capelluto. I raggi UV naturali e artificiali rappresentano il fattore di rischio più importante per l’insorgenza del BCC, ma sono altrettanto importanti anche l’esposizione all’arsenico e alle radiazioni ionizzanti, l’immunosoppressione cronica, e la presenza di ulcere cutanee croniche. Clinicamente il carcinoma basocellulare si presenta sotto diverse forme: nodulare, superficiale, morfeiforme (sclerodermiforme), fibroepiteliale (fibroepitelioma di Pinkus), pigmentato e talvolta infiltrante, localmente invasivo e ulcerativo sin dai primi stadi (ulcusrodens). Il rischio di metastasi sistemiche è particolarmente basso, ma le forme infiltrative (morfeiforme o sclerodermiforme) presentano un alto tasso di recidiva locale se non asportate completamente. Spesso quindi è necessario eseguire una biopsia cutanea per la conferma diagnostica, per pianificare il miglior approccio terapeutico e per la valutazione del rischio di recidiva locale.

 

Che terapie si possono seguire?

Innanzitutto fondamentale è la prevenzione evitando l’esposizione solare nelle ore centrali della giornata ed indossando indumenti adeguati (es. cappello, magliette protettive) nei mesi estivi, oltre all’uso regolare di creme protettive solari adeguate al fototipo del soggetto ed alla durata dell’esposizione.

Per le cheratosi attiniche, le lesioni singole possono essere trattate con crioterapia, diatermocoaglazione o laserterapia, ma da anni si è radicata la “terapia di campo” che tende a trattare sia le lesioni visibili che quelle non ancora clinicamente apprezzabili, risultando efficace nel ridurre nel tempo la comparsa di nuove cheratosi attiniche. In questo ambito trovano applicazione la terapia fotodinamica e farmaci topici come diclofenacsodico, imiquimod e 5-fluorouracile.

I carcinomi baso-cellulari e spinocellulari vanno sempre asportati chirurgicamente quando possibile. Solo in casi selezionati si può usare la terapia topica con imiquimod o la elettrochemioterapia. Nei casi localmente avanzati o metastatici si fa ricorso alla radioterapia oppure a terapie oncologiche specifiche in centri specializzati (es. vismodegib per carcinoma basocellulare; cetuximab o cemiplimab per carcinoma spinocellulare).

 

A cura di Cesare Massone

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