Choosing Wisely Italy e il ruolo dei medici per contenere l’emergenza climatica
Antonio Bonaldi – Sandra Vernero
Cambiamenti climatici, ecosistemi terresti e salute
Telmo Pievani, nella sua bella e appassionata presentazione del trenta settembre 2023, a conclusione del 60° Congresso Nazionale di ADOI, ci ha ricordato con parole semplici ed esempi concreti il devastante impatto dei comportamenti umani sull’ambiente e la biodiversità, mettendo in luce il crescente deterioramento dei delicati equilibri naturali che preservano gli ecosistemi terrestri e con essi la vita del nostro pianeta.
A causa dell’enorme impiego di combustibili fossili, infatti, la terra sta diventando sempre più calda e ciò, oltre ad aumentare la frequenza e l’intensità di eventi metereologici estremi, comporta una crescente competizione per l’accesso alle risorse vitali (cibo, acqua, energia) da cui derivano immigrazioni, carestie, guerre, epidemie e conflitti sociali di difficile controllo e con conseguenze disastrose per la vita e la salute dell’uomo.
Secondo gli Accordi di Parigi, per contenere il riscaldamento terrestre entro 1,5°C rispetto all’era preindustriale, le emissioni di gas serra prodotte dall’uomo dovrebbero essere ridotte del 55% entro il 2030. Un’impresa molto ardua ma non impossibile, perché, come ci ricorda il Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (IPCC), è oggi disponibile un’ampia varietà di soluzioni, con sinergie e co-benefici promettenti (1). Bisogna, però agire in modo determinato, profondo e rapido in ogni specifico ambito di attività: energia, agricoltura, trasporti, industria, città, edifici.
Il contributo dei servizi sanitari alle emissioni di gas-serra
E il settore sanitario? Anch’esso contribuisce al riscaldamento terrestre? Cosa possono fare i medici e i professionisti della salute per mitigare l’impatto dei servizi sanitari sui cambiamenti climatici? È possibile raggiungere questo obiettivo senza compromettere la qualità e la sicurezza delle cure?
Il 5% circa delle immissioni in atmosfera di gas clima-alteranti provenienti dalle attività umane è riconducibile ai servizi sanitari. Un valore significativo, che vale più o meno il doppio dell’intero trasporto aereo e colloca le attività sanitarie al 1° posto tra i diversi settori afferenti ai servizi (2).
In considerazione delle rilevanti ricadute sulla salute dei cambiamenti climatici e in ossequio al principio deontologico di non nuocere, i medici dovrebbero essere in prima linea nell’opera di decarbonizzazione dei servizi sanitari. A questo fine, ospedali e aziende sanitarie dovrebbero dotarsi di una propria “Road Map” di avvicinamento agli obiettivi di Parigi, indicando, in modo chiaro ed esplicito, le azioni che intendono adottare per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 (3).
Da dove iniziare?
Nella figura n.1 possiamo vedere le principali fonti di gas-serra provenienti dai servizi sanitari (4). I dati si riferiscono al Servizio Sanitario Inglese, ma i valori non dovrebbero essere molto diversi da quelli relativi al nostro Paese. Come si può vedere, la gestione degli edifici (riscaldamento, raffrescamento e illuminazione), su cui in genere si concentra l’attenzione degli amministratori “green” rappresenta solo il 10% del totale delle emissioni. L’efficientamento energetico degli edifici, quindi, pur essendo un’opera meritoria non risolve il problema. Per decarbonizzare i servizi sanitari bisogna occuparsi dell’intero processo di gestione delle cure chiamando in causa direttamente tutti i professionisti della salute.
Quello che si può fare è tantissimo, ma da dove iniziare? Per darci uno schema di riferimento, noi proponiamo di utilizzare sei aree di lavoro, per ciascuna delle quali si possono facilmente individuare molte iniziative pratiche, fattibili ed efficaci: gestione degli edifici; digitalizzazione delle cure e mobilità dei pazienti e del personale; rifiuti sanitari; alimentazione; gas anestetici, farmaci e dispositivi medici; appropriatezza delle prestazioni di diagnosi e cura (5).
L’ultimo punto, in particolare, merita molta attenzione perché la letteratura scientifica ci ricorda che solo il 60% delle prestazioni sanitarie è basato su linee-guida di riconosciuta efficacia, il 30% delle cure è inutile o di scarso valore clinico e il 10% è addirittura dannoso (6). In effetti il controllo dell’eccesso di prestazioni è considerata una tra le più importanti misure di contenimento dell’impronta climatologica dei servizi sanitari, oltre che un valido strumento per evitare gli sprechi e migliorare la qualità delle cure (7,8). Si pensi, per esempio, che mille test del sangue (formula, emoglobina, ematocrito) producono l’equivalente in CO2 di 700 km percorsi in automobile o che una singola risonanza magnetica produce l’equivalente in CO2 di un’auto che percorre 145 km (9) e naturalmente la prestazione più “green” è quella non eseguita perché inutile.
Choosing Wisely Italy
Su questo tema, negli ultimi anni, sono state avviate diverse importanti iniziative internazionali tra le quali ricordiamo Choosing Wisely, lanciata dagli Stati Uniti nel 2012 (oggi presente in 35 Paesi di 5 continenti) e ripresa nello stesso anno, in Italia, da Slow Medicine, con il progetto “Fare di più non significa fare meglio”, conosciuto anche con il nome Choosing Wisely Italy (10).
Le Società Scientifiche che aderiscono al progetto devono definire almeno 5 raccomandazioni su prestazioni sanitarie (test diagnostici o trattamenti) che sono effettuate comunemente in Italia ma che non apportano benefici significativi ai pazienti ai quali sono generalmente prescritte e possono esporli a conseguenze dannose. Queste raccomandazioni dovranno essere al centro del dialogo tra professionisti, pazienti e cittadini.
Ad oggi (ottobre 2023) hanno aderito al progetto più di 50 Società scientifiche di medici, farmacisi, infermieri, fisioterapisti e sono state definite oltre 300 raccomandazioni, consultabili sul sito Choosing Wisely Italy (10). Le raccomandazioni, inoltre, sono inserite come buone pratiche cliniche nel Sistema Nazionale Linee Guida dell’ISS (11) e nel data-base internazionale per il supporto alle decisioni cliniche Dynamed (12).
Uniamoci ai movimenti nazionali e internazionali
Insomma, un nutrito, qualificato e crescente gruppo di professionisti riconosce la necessità di impegnarsi su questo fronte anche perché ciò non significa dover rinunciare a curarci in modo adeguato o che il medico non debba prescrivere ciò che ritiene utile per il paziente. Tutt’altro. La buona notizia è che tali iniziative non esigono alcun sacrificio da parte dei pazienti. Anzi, la sostenibilità ecologica è oggi considerata, insieme all’efficacia, all’efficienza, alla sicurezza, all’equità, una delle dimensioni attraverso le quali si esprime e si valuta la qualità delle cure (13,14).
Considerato l’interesse e la sensibilità evidenziate dai dermatologici durante il Congresso crediamo che l’adesione a Choosing Wisely Italy rappresenti il segno immediato e concreto dell’impegno unanime che i dermatologi italiani si assumono per far fronte all’emergenza climatica e migliorare la qualità delle cure.
Per partecipare al progetto occorre che ADOI si iscriva come socio istituzionale a Slow Medicine e che un gruppo di specialisti, con il coinvolgimento degli altri soci, individui, sulla base della propria esperienza e delle migliori conoscenze scientifiche, 5 prestazioni di corrente utilizzo nella pratica clinica dermatologica che sono spesso prescritte in modo inappropriato, che non portano benefici e che possono essere dannose per i pazienti e per l’ambiente. Un percorso virtuoso non solo dal punto di vista medico ma anche deontologico ed etico, che potrà avere un impatto tangibile e benefico sui pazienti, sul servizio sanitario e sull’ambiente.
Bibliografia
- AR6 Synthesis Report: Climate Change 2023. ICCP, 23 march 2023.
- Romanello M et al: The 2022 report of the Lancet Countdown on health and climate change: health at the mercy of fossil fuels. Lancet 2022; 400: 1619–54.
- Global Road Map for health Care Decarbonization. Health Care without Harm 2021.
- NHS: Delivering a “Net Zero” National Health service. London 2022.
- Bonaldi A et al: L’impronta ecologica dei servizi sanitari: cosa dovrebbero fare i professionisti della salute. Il Cesalpino 56/2022: 14-17.
- Braithwaite et al: The three numbers you need to know about healthcare: the 60-30-10 Challenge BMC Medicine (2020) 18:102.
- Barratt A et al: Overdiagnosis is increasing the carbon footprint of healthcare. BMJ 2021;375: n2407.
- Tackling wasteful spending on health. OECD; 2017.
- McAlister S et al The carbon footprint of hospital diagnostic imaging in Australia. The Lancet Regional Health – Western Pacific 2022; 24: 100459.
- https://choosingwiselyitaly.org
- https://www.iss.it/-/choosing-wisely-edizione-italiana
- https://www.dynamed.com/quality-improvement/choosing-wisely-italy
- Mortimer F et al: Sustainability in quality improvement: redefining value. Future Healthcare Journal 2018 Vol 5, No 2: 88–93.
- Choosing Wisely and the climate crisis: a role for clinicians Born KB et al: BMJ Qual Saf 2023;0: 1–5.
Figura n.1: Contributo dei diversi settori sanitari alle emissioni di gas-serra. Dati relativi al Servizio Sanitario Inglese.